Due libri sul medico molisano Vincenzo Tiberio

C’è una riscoperta, per quanto tardiva, del medico molisano (di Sepino) Vincenzo Tiberio, il primo scopritore degli antibiotici. Due libri rendono onore a questo medico eccellente, nato in Molise e affermatosi a Napoli.

Il primo libro, appena uscito, è di Tiziana Lupi. S’intitola “Il Nobel mancato. Vincenzo Tiberio. L’italiano che scoprì gli antibiotici” (Minerva edizioni, Bologna, 2024). Un uomo, l’amore, la scienza: in queste poche parole è racchiusa la storia di Vincenzo Tiberio, il medico molisano che primo fra tutti, ben trentatré anni prima di Fleming, scoprì l’importanza di alcune muffe e sperimentò il loro potere antibiotico.

Accadde, come spesso avviene nelle scoperte importanti, quasi per caso: l’intuito di Tiberio fece il resto. I suoi studi, pubblicati nel 1895 negli “Annali d’Igiene Sperimentale” con il titolo “Sugli estratti di alcune muffe”, rimasero però in un cassetto perché Tiberio, a causa di un amore apparentemente impossibile, abbandonò la carriera universitaria per quella militare, vincendo il concorso per Ufficiale medico della Regia Marina. Questo libro è il racconto della sua vicenda di uomo, di studioso e di militare tratto dai diari gelosamente custoditi dai suoi nipoti che hanno deciso di metterli a disposizione dell’autrice perché venga finalmente riconosciuto a Vincenzo Tiberio il posto che merita nell’albo d’oro dei grandi scienziati del nostro tempo: quello dell’italiano che scoprì gli antibiotici.

“La scoperta consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto e nel pensare ciò che nessuno ha pensato”, diceva lo scienziato ungherese Albert Szent-Gyorgyi. La vita del medico molisano Vincenzo Tiberio, vero precursore degli studi che avrebbero portato a salvare l’umanità da tante terribili malattie attraverso l’uso degli antibiotici, è stata una continua dimostrazione di quanta verità contenga tale affermazione. Ad omaggiarlo è anche Daniela Lombardi con il libro “La vita nel pozzo” (Prospettiva editrice, 2022).

Il pozzo della casa di Arzano dove Tiberio veniva ospitato dagli zii per poter studiare medicina a Napoli, probabilmente, era stato guardato con distrazione da decine di persone. Gli stessi abitanti della casa, i parenti in visita, i domestici, gli operai che periodicamente venivano chiamati per ripulirlo. Vincenzo fu l’unico, però, a intuire che quella struttura, la cui massima importanza fino ad allora era stata quella di fornire acqua alla famiglia che ne era proprietaria, contenesse un segreto che era sfuggito ai più: quello di rendere possibile la cura di mali che tra Ottocento e Novecento stavano falciando migliaia di vite. Quel segreto che si era svelato solo ai suoi occhi attenti, lo ossessionerà per tutta la vita.

Purtroppo il medico molisano, causa principalmente il contesto sociale, non riuscì a legare il suo nome ad una scoperta essenziale per la medicina come quella degli antibiotici. I due libri rendono gloria a Tiberio, quella che non ebbe durante la sua vita.

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